IL TEMPO IN FOTOGRAFIA
Il tempo non può essere rappresentato direttamente in un'immagine, che, per sua definizione, è statica.
Tuttavia, troppo spesso si cade nell'errore di ridurre l'idea di fotografia alla sola istantanea che "congela" e fissa il momento in uno scatto.
Non è così. In realtà, è l'opposto.
Proprio perché, per sua natura, la fotografia è impossibilitata a restituire il senso dello scorrere del tempo come siamo abituati a percepirlo, fotografare ci obbliga a reinterpretarlo (il tempo e, di conseguenza, il movimento) rappresentandolo attraverso codici che diventano testimoni della nostra soggettività.
E dunque ci permettono di (o per meglio dire, ci obbligano a) esprimere noi stessi attraverso le scelte tecniche che adottiamo.
In una foto infatti:
Possiamo - attraverso le esposizioni lunghe - condensare un ampio intervallo di tempo in un singolo scatto (pensa per esempio agli star-trails).
Possiamo - usando tempi di scatto estremamente rapidi - isolare e bloccare degli istanti che non sarebbero altrimenti percepibili dall'occhio umano (pensa alle foto delle gocce d'acqua che si infrangono cadendo).
Possiamo quindi congelare il movimento, ma anche comunicare il movimento di un soggetto rispetto chi lo osserva (con il mosso);
Oppure, possiamo mostrare il movimento relativo di un soggetto rispetto all'ambiente che lo circonda (con il panning);
Oppure ancora, possiamo introdurre dinamismo in una scena di per sé statica, "inducendola" intenzionalmente a muoversi (rispetto al sensore, con l'ICM).
Ti stai chiedendo come scegliere la modalità giusta in ogni situazione?
Certamente, per prima cosa dovresti farti guidare da cosa vuoi esprimere con la tua foto. Ma qui voglio lasciarti qualche linea guida di massima, che spero possa esserti utile a orientarti fino a che il tuo istinto fotografico non imparerà a fare tutto da solo...
In pratica, nell'attesa che il tuo istinto di fotografo arrivi ad essere abbastanza allenato da rendere completamente automatico e inconscio il processo di "simbolizzazione" del tempo nello scatto, puoi affrontare la questione in modo più analitico.
Possiamo scomporre il problema in tre elementi:
1- Qual è l'intento della fotografia?
2- Qual è la natura del soggetto in movimento?
3- Quanto movimento sto fotografando?
Vediamoli uno per uno.
1. L'intento della fotografia
Sembra una banalità, ma la prima cosa da fare è chiarire a te stesso qual è lo scopo della fotografia che stai per fare:
Vuoi mostrare il soggetto in sé, a prescindere dal fatto che si muova?
In questo caso puoi anche freezzare l'immagine, l'importante è che i dettagli del tuo soggetto siano ben chiari. Spesso in questi casi si privilegia al massimo la nitidezza dello scatto, anche a scapito del dinamismo.
Vuoi mostrare/raccontare il fatto che il soggetto è in movimento nel momento in cui lo stai riprendendo?
Qui dovrai cercare un compromesso per far sì da includere nell'immagine la "prova del movimento", un elemento inequivocabile che possa dire a chi osserva che il soggetto si sta muovendo (vedi dopo per ulteriori riflessioni su questo punto) che però, al tempo stesso, non comprometta il riconoscimento non ambiguo del soggetto della foto. L'introduzione di una quota di mosso, da lieve a moderato, spesso è funzionale allo scopo.
Vuoi trasmettere l'idea di dinamica e di movimento attraverso il tuo scatto?
Il soggetto diventa secondario. O meglio, il soggetto è il movimento stesso. Qui tutta l'attenzione è alla dinamica trasmessa dall'immagine. Il fatto che l'oggetto fotografato sia riconoscibile o meno è semplicemente un effetto collaterale. In molti casi può essere utile amplificare l'effetto di movimento attraverso l'uso dell'ICM (Intentional Camera Movement) o del panning.
Vuoi trasmettere un'idea metafisica di una "sospensione" del tempo in un attimo eterno?
La fotocamera ti dà la possibilità di registrare il movimento in modi che sono completamente diversi da come questo viene "visto" dal cervello umano.
E, proprio sfruttando la sensazione di straniamento e di disorientamento indotte da queste rappresentazioni "irreali", puoi rappresentare una realtà metafisica "senza tempo". O per lo meno senza il tempo come siamo abituati a percepirlo.
E' il caso dei lunghissimi tempi di scatto resi possibili dai filtri ND (come l'acqua dei fiumi resa setosa e immateriale dalle esposizioni lunghe alla Kenna) o, al contrario, della possibilità di riprendere a tempi rapidissimi, congelando immagini che non sarebbero mai percepibili ad occhio nudo (la goccia che si infrange citata sopra).
Ovviamente però, l'intento della fotografia va messo in registro con la natura del soggetto fotografato...
2. La natura del soggetto
Qui la distinzione più grande va fatta nel discriminare i soggetti che assumono un aspetto particolare quando sono in movimento (per esempio, un cavallo al galoppo) rispetto a quelli che invece sono indistinguibili quando si muovono e quando sono fermi (per esempio un'automobile).
Infatti, nel primo caso il soggetto stesso può trasmettere l'idea di movimento, a prescindere dal fatto che noi - attraverso l'uso del mosso - introduciamo una rappresentazione simbolica del movimento nell'immagine. Nel secondo caso invece, l'immagine - se non arricchita da simboli che comunichino dinamica, come per esempio l'uso di diagonali o del mosso - risulterà assolutamente statica.
In uno dei suoi libri, Feininger racconta che una volta rimase colpito dalla copertina di una rivista che pubblicò l'immagine di una supercar nell'atto di infrangere il record mondiale di velocitàcorrendo sul lago salato di Bonneville, nello Utah, a più di 600Km/h.
Quello che colpì Feininger (in negativo) fu la nitidezza dell'immagine. Tanto nitida da renderla indistinguibile da quella - scattata pochi minuti dopo - della stessa macchina parcheggiata alla fine della prova.
Secondo Feininger, il fotografo fu accecato dalla possibilità tecnologica di freezare quel bolide, tanto da non rendersi conto che così facendo aveva tolto ogni fascino ed emozione alla ripresa di un evento che era straordinario proprio per la sua dinamica.
Un'occasione persa.
Ecco, questo semplice aneddoto rende secondo me molto bene l'idea di cosa significhi dover coniugare l'intento della fotografia da un lato e la natura del soggetto dall'altro, nel momento in cui si imposta la ripresa.
In questo, un parametro cruciale è la velocità a cui si muove il soggetto che ci accingiamo a riprendere.
3. Entità del movimento
L'entità del movimento che stiamo riprendendo è importante perché condiziona il modo in cui il nostro occhio è abituato a percepirlo.
Se consideriamo soggetti che si muovono lentamente (un uomo che cammina, un fiume che scorre in pianura, il movimento delle nubi nel cielo), il nostro cervello è abituato a vederli "nitidi", anche se si muovono.
Viceversa, una moto da corsa che sfreccia in un rettilineo viene percepita come una scia quasi indistinta.
Per questo, se vuoi trasmettere una sensazione "naturale" di movimento, devi cercare di simulare con la fotocamera l'effetto di mosso che il nostro cervello si attende in una situazione analoga. Per farlo, puoi considerare tre classi principali di soggetti in movimento:
a. Soggetti lenti. Sono quelli che ci si aspetta di vedere nitidi, per cui otterrai un'impressione naturale se li fotograferai con tempi di scatto relativamente rapidi. Al contrario, come abbiamo detto per l'acqua "setosa", puoi ottenere effetti surreali o irrealistici se allunghi i tempi di ripresa per ottenere il mosso.
b. Soggetti in movimento rapido. Un centometrista colto durante lo scatto. Una bicicletta in volata. E così via. Sono situazioni in cui puoi ottenere un effetto naturale e dinamico riprendendo il soggetto con una piccola o moderata quantità di mosso. In queste situazioni, spesso la fotografia assolutamente nitida sembra innaturale senza però essere abbastanza strana da acquisire un fascino surreale. Quindi attenzione, nel caso tu decida di utilizzare tempi di scatto molto rapidi, cerca di comunicare in altro modo la dinamica della scena (attraverso l'uso delle diagonali per esempio).
c. Soggetti ultrarapidi. In questo caso l'occhio umano si aspetta un'immagine talmente mossa da essere difficilmente o per nulla leggibile. In questo caso, puoi freezzare l'immagine con tempi di scatto molto rapidi per ottenere un'immagine che colpisce perché non osservabile ad occhio nudo. Occhio però anche in questo caso a evitare (a meno che tu non lo voglia deliberatamente) l'effetto "statua di cera", con una posa innaturale ma completamente statica....
In conclusione, gioca con i tempi, con l'illuminazione, e con l'angolo di ripresa. E, mentre lo fai, prova ad analizzare la scena che stai riprendendo secondo i criteri che ti ho elencato prima.
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