Le 6 regole
Il vero fotografo è quello che è consapevole delle scelte che fa quando scatta, nel bene e nel male. La logica conseguenza, è che il vero fotografo è in grado di riconoscere quando il risultato della sua opera è coerente con il suo intento, o meno.
Questo si riflette nel modo in cui il vero fotografo realizza le sue immagini, nel modo in cui osserva le proprie - e le altrui - fotografie, nel modo in cui le valuta, e nel modo in cui ne parla o ne scrive.
Ne discendono 6 semplici regole, che ReflexMania ha gentilmente distillato per noi, seguendo le quali abbiamo la certezza - se non di raggiungerlo - almeno di avvicinarci all'obiettivo.
Comunque, se ti capita a volte di metterti lì a difendere con le unghie e i denti le tue foto francamente bruttine, prova a fare questo check delle stesse, prima di buttarle nell’agone di Internet o peggio:
1 – Il fotografo è sempre il peggior giudice della propria opera. Se non sei convinto del risultato ottenuto, fallo vedere ad amici, parenti, conoscenti; all’inizio meglio evitare gli “esperti” (se non li conosci come persone sagge) perché tendono a distruggere senza pietà, mentre a te occorre non solo qualcuno che ti dica che la foto non funziona, ma possibilmente anche perché;
2 – Analizza freddamente la fotografia. Se non sei del tutto convinto a livello istintivo, ma sai che ha delle potenzialità, ad esempio perché il soggetto è importante, applica la “regola del freezer”: mettila da parte per uno o due mesi e poi riguardala.
3 – Evita però quella che io chiamo “la rupe Tarpea”, non cancellare subito la foto “sbagliata” perché ha molto da insegnarti e se non la analizzi per bene non saprai mai cosa sia. Se hai commesso un errore, questo può essere legato alle condizioni del momento, ma anche a delle tue mancanze tecniche.
4 – Ricorda che hai sempre tempo, almeno la gran parte delle volte. Perciò: pensa! Esegui mentalmente la check list delle procedure di scatto (Messa a fuoco? Inquadratura? Diaframma? Tempi? E così via) prima di premere il pulsante di scatto, oppure – se sai che dovrai agire con una certa fretta – imposta tutto in anticipo o affidati agli automatismi.
5 – Non giustificare mai la tua fotografia: mai! Spiegala, se vuoi, illustrala, puoi anche ammettere che non è perfetta, che certo in quella scena di street c’è un po’ di micromosso, o di sovraesposizione, ma che hai scelto di salvarla perché la trovi significativa e degna per un determinato motivo.
6 – Ricorda che non esistono foto indispensabili: non più almeno, da quando il digitale ha vinto la sua battaglia. Non solo perché tanti errori (ahimè) si possono correggere in post-produzione, a cominciare dalla nitidezza sino allo sfocato, ma anche perché se un tempo ti accorgevi dell’errore solo a molti giorni di distanza dallo scatto, dopo lo sviluppo e quando era oramai troppo tardi, oggi puoi saperlo quasi subito, e ripetere la fotografia. Non sono del tutto certo questo sia un bene – si tende a essere molto più superficiali – ma di certo è tranquillizzante.
Il fotografo consapevole lo si distingue non per le foto che fa, ma per quella che getta via senza versarci su lacrime. Se ne dubiti, pensa ai fogli di provini a contatto (quasi 6000 scatti in un week-end!) dei grandi fotografi, pensa alle foto di Marilyn Monroe sotto le lenzuola bianche scattate da Douglas Kirkland (1961), una più bella dell’altra, ai nostri occhi, e in gran parte scartate dal fotografo (e dalla stessa attrice, che era molto severa su questo). Ma le più efficaci divennero un reportage-icona in grado di sfidare gli anni e di sopravvivere al soggetto, di cui divenne addirittura la rappresentazione quasi “ufficiale”. Tieni sempre nella tua testa un cestino virtuale: una delle cosa più efficaci delle fotocamere digitali è il tasto ‘cestino’: usalo!!!. E’ dura, ma funziona.
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