LUCE E FORMA

La parola stessa - fotografia, scrivere con la luce - ci indica chiaramente quale sia l'elemento che gioca il ruolo di protagonista nella creazione dell'immagine fotografica.

Sembra ovvio quindi che la luce debba essere la nostra preoccupazione principale quando scattiamo. Eppure, il più delle volte non è affatto così.

Spesso, per non dire sempre, la nostra prima preoccupazione nel momento in cui dobbiamo comporre un'immagine sono le forme: il soggetto che vogliamo riprendere, la sua disposizione all'interno dell'inquadratura, il rapporto con i soggetti secondari e con lo sfondo, la sovrapposizione degli elementi, eccetera.

Ma la verità è che in fotografia la forma è data dalla luce. Lo stesso soggetto, illuminato in modo diverso, può apparire molto diverso quando impresso sul sensore.

Prova a immaginare un albero con due rami, uno sopra l'altro. I rami sono lisci e sinuosi. Spogli. Lo sfondo è uniforme. Una situazione di per sé molto semplice.

Ora prova a immaginare di immortalare quella scena dalla stessa posizione, con la stessa inquadratura, in due momenti diversi del giorno: la prima volta a mezzogiorno, in pieno sole, cielo sereno; la seconda volta, in un pomeriggio nuvoloso, con il cielo completamente grigio.

Fotografi in bianco e nero, quindi annulliamo la variazione cromatica che già di per sé cambierebbe completamente l'effetto dell'immagine finale.

Ma, ciononostante, le due forme sono - fotograficamente parlando - molto diverse tra loro. Riesci a visualizzarle?

Nel primo caso, a mezzogiorno, il ramo soprastante è completamente illuminato dalla luce solare che arriva dall'alto, ma proietterà un'ombra sul ramo che sta al di sotto.

Dal punto di vista fisico, entrambi i rami sono delle entità continue, e il nostro cervello le percepirà come tali. Ma dal punto di vista fotografico no.

Infatti, mentre il primo ramo è perfettamente illuminato e appare come una forma allungata, continua e chiara, il secondo ramo sembra come tagliato dall'ombra del primo. Quindi, due entità chiare e allungate, separate da un segmento scuro.

Questo in un giorno di sole.

Ma in una giornata nuvolosa invece,  la luce è diffusa e il primo ramo non proietta un'ombra apprezzabile sul secondo: sia il ramo di sopra che quello di sotto appaiono quindi continui, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista fotografico.

Se il cielo è coperto, la luce diffusa avvolge morbida il soggetto, smussando i contrasti: i rami appariranno più uniformi, di nuovo l'entità fisica si avvicina di più al suo alter ego fotografico.

Ho scelto appositamente questo esempio così minimale, per darti l'idea di come anche nel caso più semplice che puoi immaginare la luce possa cambiare radicalmente l'apparenza fotografica del tuo soggetto.

La conseguenza, ancora una volta, è che il vedere fotografico non coincide (mai) con il vedere dal vivo. Nel vedere di tutti i giorni i due rami sono entità fisiche, fatti di legno, la cui essenza è completamente indipendente dai fenomeni atmosferici a cui sono soggetti.

Nel vedere fotografico invece, è la luce a dirigere il gioco e determinare le forme che rimarranno impresse sul sensore. Se il sole è a picco, il ramo di sotto si scompone in ben cinque elementi graficamente distinti (una prima porzione di ramo divisa in una striscia chiara superiore e una scura inferiore; l'ombra del ramo di sopra che taglia il tutto in due parti; la seconda porzione di ramo, di nuovo chiara di sopra e scura di sotto). Ma nel nostro cervello il ramo resta uno, che sia sopra o sotto, che sia illuminato dal sole o che sia avvolto nella foschia.

Tutto questo per dire che, ancora prima che alla materia fisica che stai fotografando, dovresti guardare alla luce che te la rivela. O, per lo meno, dovresti imparare a scomporre l'immagine che si forma nel tuo cervello nei suoi sotto-elementi, e provare a considerarli anche indipendentemente dal significato che assumono in quanto simboli di un concetto che è nella tua testa (in questo caso, il concetto "ramo").

Prova e riprova...se non ti eserciti con dedizione e intelligenza, non migliorerai!

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