SLOW PHOTOGRAPHY
“Io cerco luoghi […] come deserti o montagne o aree solitarie […] e mentre sono lì entro in uno stato mentale dove sono più aperto del solito. Aspetto, ascolto ...” (Minor White)
Forse a causa della crescita massiccia della fotografia “usa-e-getta”, che col digitale è diventata addirittura strabordante, si è diffusa tra i fotografi più accorti e impegnati la sensazione che ci volesse un cambio di ritmo, un modo diverso di avvicinare la realizzazione di immagini: più meditata e lenta. In una parola: slow.
Oggi viviamo nell’era dell’istantanea, del “freezing”, nel tentativo di bloccare l’istante nel suo compiersi: d’altra parte la tecnologia oramai permette di fare davvero quasi tutto.
Non è la velocità dell’otturatore che conta, ma quella del pensiero e delle emozioni.
Esiste una corrente di pensiero, che oggi viene definita “Slow Photo”, che cerca un contatto col proprio soggetto e si concede di operare con la massima calma, in modo quasi meditativo.
Ma l’attenzione alla lentezza credo sia solo una parte del problema. Si può operare con la massima tranquillità e non dedicare al soggetto l’attenzione che merita; si può essere lenti ma distratti.
Per questo credo che sia necessario fare un passo ulteriore, e parlare di fotografia quieta, “Quiet Photography” (QP) dove l’accento è posto non solo sulla necessaria lentezza dell’operare, cosa che riguarda dunque principalmente l’operatore, il fotografo, ma anche e forse soprattutto sul soggetto.
La “Quiet Photography” cerca di trasmettere allo spettatore la sensazione che la natura ha i suoi ritmi e che possiamo ritrovare la nostra serenità solo aderendovi, non imponendo al mondo che ci circonda i nostri ritmi, o i ritmi imposti dalla società della produzione e del consumo. La natura è sempre quieta, anche durante un terremoto o un’inondazione!
Così il fotografo “quieto” conosce perfettamente ed è consapevole di come la natura operi, e invece di spettacolarizzare gli eventi ne racconta l’intima “necessità”, attraverso le sue immagini.
Questo per certi versi è bene: la tecnica va imparata sino a dimenticarla, e dunque se sai perfettamente come comportarti davanti a un determinato soggetto, e lo fai senza pensarci troppo su, non è un brutto segnale, anzi. Magari una volta che hai tempo e la necessaria calma, e sei davanti a un soggetto che si presta (tipo un panorama), bloccati un attimo. Cerca di essere consapevole sino in fondo. Anche se lavori in ‘P’ (Program), controlla sempre nel mirino i parametri di scatto, leggi i singoli punti della scena, dalle luci alle ombre. Sei in grado di farlo?
Fotografa al rallentatore. Letteralmente. Imponiti di agire con lentezza, prendendo piena coscienza del tuo soggetto, e del modo in cui stai operando.
Orari
Lunedì Chiuso
Da Martedì a Sabato
9.30 - 12.30 | 16.00 - 19.00
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